FESTA DI S. GIUSEPPE: FESTA REALE VISSUTA IN TEMPO VIRALE
Cari genitori, vorrei condividere con voi alcune riflessioni sullo strano momento che stiamo vivendo e per farlo, è doveroso fare un passo indietro. Partirei, quindi, proprio dall’articolo che ho scritto l’anno scorso , di questi tempi, in occasione della nostra festa, in cui, oltre ad illustrare la scaletta degli eventi, le proposte educative e le iniziative ludico-ricreative, parlavo di temi importanti, quello dell’incontro, dello stare insieme, dei nuovi significati che si possono attribuire agli spazi condivisi e alle relazioni che li abitano e mi sono accorta, rileggendolo, che è l’esatto opposto di quanto stiamo vivendo quest’anno.
La frenesia del pensiero, che correva da una parte all’altra e che coinvolgeva tutti i protagonisti della scuola, famiglie comprese, sembra avere lasciato il posto alla paralisi completa, all’apparente assenza, alla mancanza di qualcosa di importante. Questa, credo che ormai rappresenti la condizione che sta caratterizzando un po’ tutta la nostra quotidianità. Ci mancano le solite, rassicuranti routines, viviamo ansie e paure sconosciute; soprattutto siamo in assenza totale di rapporti sociali, se non quelli di stretta necessità e lontano dai luoghi, a noi, familiari.
Dura convivere con questa prospettiva! Non so voi, ma io, appena è stata sospesa l’attività didattica, mi sono trovata a casa, tutto il giorno, con i miei figli, che amo ma che non sono “abituata” a vedere a casa in certe ore della giornata, tranne in rari episodi di acciacchi e malanni stagionali, con apparentemente, niente da fare, come se fossi in vacanza ad agosto ma senza sole e mare. I primi due giorni ho provato a darmi delle spiegazioni ragionevoli e soddisfacenti di questa sorta di esilio forzato ma il terzo giorno mi sono sentita provata. Ho sentito la necessità di mettermi in moto, ho cominciato a proporre, dapprima ai miei bambini, una serie di attività fino allo sfinimento e poi ho pensato che mi mancava, quello che più faccio durante il giorno: incrociare sguardi, tessere rapporti, confrontarmi, costruire e gioire di quanto riesco a mettere in campo. Insomma, per farla breve, ho cercato di riconnettermi a tutto il mio mondo e a cercare un altro modo di fare scuola, di sperimentare.
Mi sono confrontata con le colleghe, don Claudio e insieme abbiamo pensato di stare, comunque, vicino ai bambini, in un modo diverso dal solito, ma di continuare ad esserci, anche nella “non presenza”. La tecnologia, che spesso denigriamo, si è rivelata una fonte, uno strumento potentissimo, per attivare contatti e assicurare la continuità esistenziale. Un video ai bambini, una chiamata con skype alle colleghe, un messaggio vocale ai genitori, sono diventati veicoli preziosi delle nostre sensazioni, della nostra voglia di stare nel qui e ora, di esprimersi e di testimoniare le fatiche ma anche la novità di questi momenti. La restituzione di tutta la scuola, soprattutto dei nostri bambini, è stata talmente appagante e stimolante da permetterci di andare avanti e di riempire le chat di idee, proposte, riflessioni…
E’ vero, fino a ieri, abbiamo insegnato ai bambini che l’apprendimento passa attraverso la scoperta e la conoscenza del mondo, che si nutre e cresce grazie alle relazioni, al contatto, all’incontro con i pari, con gli adulti di riferimento ma oggi tutto ciò è impraticabile, dobbiamo quindi vivere questo tempo come tempo di impegno, continuare a fare attività e a riempire lo spazio di vita che abbiamo, sebbene limitato, di bellezza e significato. Ecco noi, in questo spazio, vorremmo continuare ad esserci, magari diversamente dal solito ma profondamente e, forse ancora più consapevolmente, perché stiamo decidendo di farlo.
La nostra festa della Scuola San Giuseppe pertanto quest’anno sarà a casa, ciascuno con la propria famiglia, con i nostri bambini che reciteranno ai loro papà la poesia, che la scuola ha assegnato ma che hanno imparato, con l’aiuto e la pazienza delle loro mamme. Più festa di così…
Zaira D’Avola
direttrice della Scuola